Musica a casa de Sterlich
Duende saggistica:
Musica a casa de Sterlich - Carla Ortolani
10,00euro - pp. 44
Diletto e patronage in una grande famiglia abruzzese tra Sette e Ottocento.
La famiglia de Sterlich, originaria dei paesi di lingua tedesca, si è insediata in Abruzzo sin dal Medioevo, acquistando nel tempo vari beni feudali. Nel
1704 Rinaldo de Sterlich ottenne il titolo marchionale di Cermignano, cui si aggiunse quello di Poggio Picenze, portatogli in dote dalla moglie, l’aquilana Margherita Alferi. Nonostante la maggior parte delle proprietà fosse nel teramano, la famiglia scelse come residenza principale la città di Chieti. Unico figlio maschio della coppia fu Romualdo (1712-1788) che, dopo gli studi a Napoli nel Collegio dei nobili gestito dai Gesuiti e a Roma per seguire le lezioni della Facoltà di medicina, dovette tornare in Abruzzo per sposare Giuditta Castiglione, aristocratica fanciulla di Penne, e occuparsi delle proprietà di famiglia.
Le notizie su di lui si ricavano in massima parte dall’epistolario a noi pervenuto che copre circa un quarantennio della sua esistenza. E proprio dalle lettere è stato possibile ricostruire la sua sensibilità alla dimensione europea della cultura che lo portò a divenire importante punto di riferimento per la conoscenza dei saperi nell’area teatina e al tempo stesso munifico mecenate della produzione letteraria locale. Tornato a Chieti creò una biblioteca (che lui amava definire “museo”) aperta al pubblico che ebbe un’importanza notevole per il numero dei volumi, per la tempestività con cui veniva aggiornata e non da ultimo per il valore delle opere che vi si trovavano. Ricercare e raccogliere attorno a sé il segno tangibile del mondo esterno non era altro che un modo per far fronte alle scarse prospettive culturali che offriva il proprio territorio, dove – così scrisse in una lettera – «regnava una pretta ignoranza e mancava un po’ di crocchio erudito», sicché era costretto «a farsela co’ morti (vale a dire, con i libri e i loro autori), giacché erano morti gli vivi». Nella
sua biblioteca trovarono posto i classici greci e latini, i principali testi di autori della letteratura italiana, la più aggiornata produzione filosofica, economica e letteraria europea, con particolare attenzione alla cerchia degli Encyclopédistes. Il che non gl’impedì dal dissociarsi aspramente dalle loro posizioni più ‘estremiste’, specie riguardo alla religione. Anche la musica – ben al di là della funzione identitaria ch’essa svolgeva ormai stancamente all’interno del patriziato – dovette avere larga parte fra gli interessi di Romualdo. A parte la corrispondenza che egli ebbe con il noto violinista faentino Paolo Tommaso Alberghi, in merito a uno scambio di libri, indizi di una coltivazione promossa tra le mura domestiche possono desumersi dalla passione sviluppata dai suoi figli, Luigi, Ignazio e Pietro, dedicatari e probabili utenti di pagine cameristiche di gusto significativamente moderno.